27 dicembre 2013

Camilla's diary

               /Capitolo III/






La festa è un successo, ballano tutti eccetto qualche secchione che praticamente sta già studiando per settembre e se ne sta tranquillo in un angolo.
Camilla scivola tra la folla, assicurandosi che suo padre non la metta in imbarazzo, perché ovviamente a quindici anni, sedici ad Ottobre, non si può dare una festa senza la supervisione di un adulto, aveva sostenuto suo padre, ma Camilla aveva il sospetto che lui fosse rimasto in città e non avesse raggiunto la mamma al mare per potersi godere una festa e sentirsi ancora giovane per una notte, ipotesi per nulla sbagliata e parecchio credibile dopo la crisi di mezza età che aveva avuto quell'uomo proprio quella primavera.
“Cami, è favoloso qui”Le aveva urlato Giulia, una sua compagna di classe sorseggiando il suo drink analcolico, perché sugli alcolici suo padre era stato ferreo.
Camilla si guarda intorno, è davvero favoloso, la villa è illuminatissima e domina il prato dall’altro, riflettendosi nella piscina, le lanterne, poste qua e la, danno un aspetto quasi etereo al luogo.
Camilla sta parlando con degli amici, quando  lo vede, il ragazzo di quel pomeriggio è fermo, davanti al grande cancello di ferro battuto e se ne sta lì tranquillo, avvolto dal suo fascino un po' impacciato e spargendo nell'aria quella timidezza che Camilla trova come irresistibile.
Gli va incontro, sorridendo.
“Ciao, ho portato due amici, fa niente?” Esclama lui spalancando gli occhi e guardandola, lasciando incontrare i loro occhi e permettendo all'aria tiepida di quell'inizio d'estate di scivolare sulla loro pelle ancora poco abbronzata.
“Non importa, anzi hai fatto bene”Fa  Camilla accogliendoli, e spiegando che i drinks sono tutti analcolici, non ci si può tuffare in piscina “E vedete quel signore che balla come se fosse negli anni ’80? Ecco stategli lontano”
I due amici si disperdono nella folla, mentre il ragazzo incontrato quel pomeriggio, rimane lì, immobile, davanti a lei.
“Ti va di fare un giro?”Gli propone Camilla, lui annuisce e allora si dirigono verso la casa, sistemandosi sulla terrazza, più tranquilla e meno rumorosa.
“Bellissimo questo posto”Esclama lui  guardandosi intorno.
Camilla sorride “Ti ho detto una bugia oggi" Lo guarda, arrossendo leggermente e notando l'espressione stupita di lui, quasi confusa "La festa non è di Clara, ma mia e quell’uomo che vi ho detto di evitare è mio padre”
Scoppiano a ridere, sedendosi in un angolo del terrazzo, su dei divanetti morbidi.
“Non  mi hai detto nemmeno il tuo nome” Mormora lui fissandola dritto negli occhi e allora lei arrossisce “Camilla”
Lui gli tende la mano “Giovanni”
Si sorridono e rimangono intrappolati in quell’istante per qualche minuto.
Poi iniziano a chiacchierare, lui le racconta della scuola, che si è un po’ stancato di studiare, della sua passione della musica, che vorrebbe scappare in Inghilterra finito il liceo, poi la guarda per un momento e le scosta una ciocca di capelli dal viso.
“E tu chi sei?” Le chiede sorridendo.
Camilla fa un lungo respiro e spalanca gli occhi; non sa nemmeno lei chi è davvero, non sa nemmeno lei chi vuole diventare un giorno, sa solo che vorrebbe diventare un’artista, perché la pittura, la scultura e la fotografia la entusiasmano incredibilmente, ma non sa esattamente chi è, eppure allarga le labbra in un sorriso e ci prova lo stesso “Ho appena finito il secondo anno di liceo, mi piace studiare, ma non sono una di quelle che ci perde la vita, mi piace molto di più andare per musei, si perché adoro l’arte! L’anno scorso sono stata a Parigi con mamma e mi sono persa dentro il Louvrè e pensa che amo molto di più l’arte moderna!” Poi sorride “Camilla è un po’ una pasticciona, un po’ un disastro”
Giovanni ride, poi rimane intrappolato nello sguardo di lei, di quel verde intenso, che si mischia al blu. “Ti va di uscire domani pomeriggio?”
Lei annuisce e rimangono lì, a ridere e a parlare di niente, incantati l’uno dall’altra, piccoli cuori inesperti, pronti ad infuocarsi per sempre



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