30 dicembre 2013

Sapore di Sale




Ho scritto Sapore di sale a sedici anni pubblicandolo nel 2011; certo, non sono diventata famosa, ne ricca ma è stata un'esperienza fantastica e ho coronato un sogno! 
Nel 2012 Sapore di sale è arrivato tra i primi sei al concorso internazionale Sulle orme di Ada Negri nella sezione narrativa e sono stata premiata con un attestato dal figlio di Salvatore Quasimodo (immaginate l'emozione!!!!).
Dato che il contratto con la casa editrice è terminato ho deciso di vedere le copie che mi sono rimaste a casa! 
Per info contattatemi all'indirizzo email bea-en@hotmail.it 

Sapore di sale racconta una storia d'amore intensa, vera e unica.
Sofia frequenta il terzo anno di liceo quando il suo ragazzo Marco viene colpito da una malattia mortale che se lo porta via, lasciandola sola a combattere con la durezza della vita.
Lei è una ragazza testarda, che vede la vita a modo suo attraverso le sue fototografie, vorrebbe diventare un'artista, e vive questo dramma in modo intenso e amplificato per il suo cuore ancora immaturo e fragile.
Sarà solo grazie al suo migliore amico Giovanni, gentile, presente, dal passato da playboy, che Sofia riuscirà a vedere la vita con occhi nuovi, riuscendo ad innamorarsi ancora!
Sapore di sale mescola il dolore, la morte, l'amore e la vita.


"Quando capisci d'aver perso qualcosa riesci davvero a percepirne l'amore. 
Quando capisci d'aver perso qualcosa puoi piangere, disperarti, ma difficilmente le cose tornano come prima.
Io ho perso te quando ancora non capivo, non capivo cosa fosse l'amore eppure avevo la presunzione di saperlo.
Ho perso qualcosa e non l'ho mai più ritrovata"

Romance ♡






[Lui sorrise mentre gli occhi verdi di Serena venivano come animati da una forza vibrante e fino ad allora a lei sconosciuta, una forza che veniva da dentro e faceva vibrare paurosamente ogni fibra del suo corpo.
Niente in diciassette anni l'aveva mai animata in quel modo, nessuno in tutta la sua l'aveva mai fatta sentire così perfettamente in simbiosi con il resto del mondo e il resto dell'universo.
Lei abbassò lo sguardo e rammentò di quella vecchia leggenda, che sua nonna le aveva raccontato da bambina, si ricordò dopo tanti anni di quell'amore eterno e senza frontiere, di quel sentimento vero e travolgende e si sorprese quando una parte di lei le sussurrò d'averlo trovato.
John la prese per mano e la tenne nella sua per qualche momento cercando d'imprimersi nella mente ogni cosa di lei e della sua persona,
“Ho un sogno” Sorrise sfiorando con i piedi l'acqua del fiume che scorreva tranquilla. Lei prese a guardarlo mentre le dita di lui le accarezzavano i capelli ramati “Sei tu, Serena"]

29 dicembre 2013

L'italiano in vacanza

                            




Aria di vacanze, week end poco economici in giro per l'Europa, settimane bianche o migrazioni di massa, architettate saggiamente per non sopperire al gelo orami giunto alla porta.
Si, e tutto ciò mi eccita particolarmente, ma mi mette anche un po' di malinconia e mi fa ripensare alla mia vacanzina a Parigi di un anno fa, e sfogliando le foto sono scoppiata a ridere, notando un piccolo particolare!
Si, perché nella classica e scontata foto davanti alla Tour Eiffel compare un individuo tutto impettito, intento a gesticolare vivacemente con la sua fidanzata (forse?!), con in faccia un paio di occhiali da sola particolarmente orribili, uno di quei modelli a mascherina, usciti di moda nel 2006 e, fortunatamente, mai più presi in considerazione, accompagnati dalla gigante sigla di una casa di moda molto celebre e rinomata (non di certo per questo modello di occhialetti).
Questo tipo non ci degna di uno sguardo, anzi con fare orgoglioso non presta attenzione al turista svedese, che si era dimostrato disponibile a scattare la foto, ma avvolto da una giacca a vento di un nero lucido e con ai piedi una paio di scarpe da ginnastica di colori improbabili si preoccupa solo di parlare con la sua, nella foto quasi invisibile, ragazza.
Intendiamoci, questo non è un post scritto per insultare questo povero essere dotato di una generosa dose tamarra di stile nell'anima e nel cuore, ma vorrei sottoporvi una questione che mi preme particolarmente.
Secondo voi, questo tarchiato esemplare da dove poteva provenire? Dall'Italia è chiaro!
L'ho saputo, perché poi, mentre la mia amica, si destreggiava a chiedere informazioni ad un'educata parigina, in un francese praticamente perfetto, mantenendo il tono di voce piuttosto basso, questi due si sono messi a gridare, spaventando la nostra cucciolina francese e facendola scappare.
Si, perché gli italiani all'estero sono super riconoscibili, un po' per il tono di voce altissimo, per la gestualità sempre molto accentuata, ma anche e soprattutto per il modo di vestire!
Infatti durante il nostro soggiorno a Parigi, io e le mie tre amiche avevamo stilato una lista di caratteristiche, una specie di must have dell'Italiano in vacanza e stando in fila ai vari musei o in metro ci divertivamo ad indovinare e ci azzeccavamo quasi sempre!


-Scarpe Hogan o Nike di colori assurdi
-Occhiali da sole con marca ben in vista
-Giacca a vento tassativamente marcato Moncler o Colmar, i più audaci di colori vivaci, a volte fluorescenti.
-Per le mogli o fidanzate borse costosissime al braccio.



Please! Non fatevi riconoscere così facilmente all'estero!

27 dicembre 2013

Camilla's diary

               /Capitolo III/






La festa è un successo, ballano tutti eccetto qualche secchione che praticamente sta già studiando per settembre e se ne sta tranquillo in un angolo.
Camilla scivola tra la folla, assicurandosi che suo padre non la metta in imbarazzo, perché ovviamente a quindici anni, sedici ad Ottobre, non si può dare una festa senza la supervisione di un adulto, aveva sostenuto suo padre, ma Camilla aveva il sospetto che lui fosse rimasto in città e non avesse raggiunto la mamma al mare per potersi godere una festa e sentirsi ancora giovane per una notte, ipotesi per nulla sbagliata e parecchio credibile dopo la crisi di mezza età che aveva avuto quell'uomo proprio quella primavera.
“Cami, è favoloso qui”Le aveva urlato Giulia, una sua compagna di classe sorseggiando il suo drink analcolico, perché sugli alcolici suo padre era stato ferreo.
Camilla si guarda intorno, è davvero favoloso, la villa è illuminatissima e domina il prato dall’altro, riflettendosi nella piscina, le lanterne, poste qua e la, danno un aspetto quasi etereo al luogo.
Camilla sta parlando con degli amici, quando  lo vede, il ragazzo di quel pomeriggio è fermo, davanti al grande cancello di ferro battuto e se ne sta lì tranquillo, avvolto dal suo fascino un po' impacciato e spargendo nell'aria quella timidezza che Camilla trova come irresistibile.
Gli va incontro, sorridendo.
“Ciao, ho portato due amici, fa niente?” Esclama lui spalancando gli occhi e guardandola, lasciando incontrare i loro occhi e permettendo all'aria tiepida di quell'inizio d'estate di scivolare sulla loro pelle ancora poco abbronzata.
“Non importa, anzi hai fatto bene”Fa  Camilla accogliendoli, e spiegando che i drinks sono tutti analcolici, non ci si può tuffare in piscina “E vedete quel signore che balla come se fosse negli anni ’80? Ecco stategli lontano”
I due amici si disperdono nella folla, mentre il ragazzo incontrato quel pomeriggio, rimane lì, immobile, davanti a lei.
“Ti va di fare un giro?”Gli propone Camilla, lui annuisce e allora si dirigono verso la casa, sistemandosi sulla terrazza, più tranquilla e meno rumorosa.
“Bellissimo questo posto”Esclama lui  guardandosi intorno.
Camilla sorride “Ti ho detto una bugia oggi" Lo guarda, arrossendo leggermente e notando l'espressione stupita di lui, quasi confusa "La festa non è di Clara, ma mia e quell’uomo che vi ho detto di evitare è mio padre”
Scoppiano a ridere, sedendosi in un angolo del terrazzo, su dei divanetti morbidi.
“Non  mi hai detto nemmeno il tuo nome” Mormora lui fissandola dritto negli occhi e allora lei arrossisce “Camilla”
Lui gli tende la mano “Giovanni”
Si sorridono e rimangono intrappolati in quell’istante per qualche minuto.
Poi iniziano a chiacchierare, lui le racconta della scuola, che si è un po’ stancato di studiare, della sua passione della musica, che vorrebbe scappare in Inghilterra finito il liceo, poi la guarda per un momento e le scosta una ciocca di capelli dal viso.
“E tu chi sei?” Le chiede sorridendo.
Camilla fa un lungo respiro e spalanca gli occhi; non sa nemmeno lei chi è davvero, non sa nemmeno lei chi vuole diventare un giorno, sa solo che vorrebbe diventare un’artista, perché la pittura, la scultura e la fotografia la entusiasmano incredibilmente, ma non sa esattamente chi è, eppure allarga le labbra in un sorriso e ci prova lo stesso “Ho appena finito il secondo anno di liceo, mi piace studiare, ma non sono una di quelle che ci perde la vita, mi piace molto di più andare per musei, si perché adoro l’arte! L’anno scorso sono stata a Parigi con mamma e mi sono persa dentro il Louvrè e pensa che amo molto di più l’arte moderna!” Poi sorride “Camilla è un po’ una pasticciona, un po’ un disastro”
Giovanni ride, poi rimane intrappolato nello sguardo di lei, di quel verde intenso, che si mischia al blu. “Ti va di uscire domani pomeriggio?”
Lei annuisce e rimangono lì, a ridere e a parlare di niente, incantati l’uno dall’altra, piccoli cuori inesperti, pronti ad infuocarsi per sempre



18 dicembre 2013

Camilla's diary

                                                               /Capitolo II/




                                                                                        12 giugno 2009

Ultimo giorno di scuola, Camilla saltella allegra per mano alla sua migliore amica, Clara. E’ estate ormai e sul piazzale davanti alla scuola i ragazzi in festa si lanciano gavettoni, i più grandi si concedono una sigaretta mentre le ragazze programmano le vacanze o salutano le amiche con sincero affetto.
“Ci pensi? Tre mesi di pura libertà!” Esordisce Camilla elettrizzata, certo le piace la scuola, ma non fino al punto da non apprezzare o adorare le vacanze.
“Libertà? Ma se quella di greco ci ha riempite di versioni!” Si lamenta Clara sbuffando e cercando di adocchiare Giacomo, il suo quasi fidanzato.
“Non fare la guasta feste! Ah parlando di  feste, ci vieni da me stasera?” Poi la fissa per un momento e capisce perché l’amica sia così distratta “Ci sarà anche Giacomo”
Clara cerca di negare, di negare di essere ancora innamorata o legata a lui in qualche modo, di essere coinvolta sentimentalmente o sessualmente in un qualcosa difficile da definire così su due piedi.
Camilla ride “A stasera allora”Le da un bacio sulla guancia e saltella allegra verso la sua bicicletta, che in realtà ha rubato suo fratello ad una vecchietta, ha riverniciato e ha regalato a Camilla per il compleanno.
Prova a slegarla ma non ci riesce, riprova, tenta almeno dieci volte, ma proprio non ce la fa, così cerca di chiamare Clara, ma l’amica come al solito non risponde al cellulare.
La mamma è già al mare con la sorellina e papà è in ufficio.
Camilla rimane ad aspettare per qualche secondo, fa caldo, il sole cocente di quella metà di giugno è implacabile.
Ed è proprio quando decide di andarsene a casa a piedi che qualcuno le si avvicina.
“Serve aiuto?” Le chiede un ragazzo dall’aria simpatica e un sorriso dolce sul viso pulito.
Camilla lo fissa per un momento, ha due grandi occhi marroni e un ammasso di capelli scuri, è alto, molto più di Camilla ed indossa una maglia spiritosa, e anche se sembra che si senta leggermente a disagio ha un’aria gentile e dolce.“Non riesco ad aprire il lucchetto” Fa Camilla quasi con le lacrime agli occhi, poi lui scoppia a ridere e lei anche.                      “Stai tranquilla” Le dice e le apre la bici senza quasi nessun problema, acquistando un po’ di sicurezza, quantomeno per riuscire a guardarla negli occhi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             “Mi sento una scema” Fa lei passandosi una mano tra i capelli.                                                                                                                                                                                                                         “No, non preoccuparti” Le sorride e rimane come incantato da lei, come se qualcosa in quei suoi occhi blu tendenti al grigio lo attirassero inevitabilmente e lo bloccassero lì, fermo, davanti a quella ragazza dall'aria diversa.                      Camilla lo guarda per un attimo “Senti, stasera c’è una festa, se ti va puoi venire” e gli sorride cercando di convincerlo.                                                                                                                                                                                              Lui allarga le labbra in una specie di sorriso “Se è di Lucrezia Belonghi te lo puoi scordare” esclama ridendo.                      “No quell’arpia quest’anno non la da, lo so perché è in classe con me” Poi gli sorride e le pare così gentile nel suo sguardo, che quasi non ci crede “E’ a casa della mia amica Clara, ti do l’indirizzo” E gli scarabocchia qualcosa sulla mano con un pennarello nero. In realtà è a casa sua la festa, ma qualcosa la spinge a mentire, forse perché qualcosa in quel ragazzo le piace, anche se non sa bene cosa e a volte quando ti piace una persona menti senza alcun motivo.               “Magari faccio un salto…” E se ne va stringendosi nelle spalle, mentre Camilla rimane per un attimo ferma a fissarlo e qualcosa le si muove nello stomaco.








14 dicembre 2013

Un giorno ancora

                                               /Capitolo IX/




Siamo alla festa di laurea del fratello di Marta.
Stiamo seduti ad un tavolo isolato, non vorrei trovarmi lì, in mezzo a quella gente, che fa rumore, che fa confusione. Socchiudo gli occhi e immagino due mani che disegnano, sorrido. Marco non disegna, Marco non ama davvero. Lui lo fa solo perché crede che sia giusto farlo. Lui non ama me, lui ama se stesso.
L’ho scoperto piano piano, vivendo con lui ogni giorno, facendoci l’amore, amandolo fino alla morte.
Lo guardo e sento qualcosa di differente. Sta sorseggiando il suo drink, indossa una camicia azzurro cielo e una giacca sportiva, non è mai stato così bello eppure manca qualcosa. Cerco nei suoi occhi un po’ di azzurro e non lo trovo, cerco nelle sue parole un po’ di dolcezza e non trovo altro che pretese e aspettative. Flirta con la cameriera davanti ai miei occhi e in quel preciso istante lo detesto. Lo odio perché continuo a mentire dicendomi che sia diverso, che sia cambiato e forse dovrei solo odiare me stessa che si aggrappa a queste falsità, che si attacca alle sue carezze, ai suoi baci morbidi che sanno incantarmi. L’amore? Solo una parola seguita da un gigantesco punto interrogativo, eppure qualcuno una volta l’aveva completato quel punto di domanda, facendolo diventare un cuore.
Mi passò una mano su viso, lo guardo e sorrido “Scusami, devo andare”
Lui mi guarda con fare interrogativo “Dove dovresti andare?” Fa per baciarmi.
Mi alzo velocemente, non gli permetto di fermarmi. “A fare colazione” Mi volto e inizio a correre, con l’abito lungo che accarezza il pavimento e poi l’erba verde smeraldo. Salgo in auto e guido veloce, nel buio fino al bar dove una notte Riccardo mi aveva portata a fare colazione. Sorrido vedendo la serranda ancora alzata. E’ quasi mezzanotte. Entro e mi scuso per il disturbo, supplico il barista di darmi due croissant. Mi avverte che ne è rimasto solo uno. Me lo faccio incartare e lo prendo. Lo ingrazio e rimonto in macchia. Scrivo qualcosa sul sacchetto di carta bianco della brioche e guido ancora velocissima fino a casa di Riccardo, busso alla porta. Suono il campanello, ribusso. Niente. Ma non posso arrendermi, non voglio farlo. Continuo finché non mi apre. Lo vedo sorprendersi e poi sorridere.
“Che ci fai qui?” Mi domanda confuso.
“Scusami. Ho fatto casino e ho sbagliato. Credevo di aver trovato la persona giusta e invece no” Gli sorrido e gli porgo il croissant avvolto dalla carta ed entrambi rimaniamo a fissare la scritta nera.
“Amore ?”
Riccardo ride e si avvicina dolcemente, mi scosta una ciocca di capelli dal viso e mi bacia la fronte, poi con le dita finge di disegnarmi un piccolo cuore su una guancia e posa le sue labbra sulle mie e sento che qualcosa mi ha colmata, mi ha completata, proprio come una riga sottile e incurvata aveva completato il punto interrogativo. Il vuoto che Marco aveva scavato con così tanto impegno era stato riempito.
E quella notte ci avrei creduto nell’amore, non importava cosa mai sarebbe successo il giorno seguente l’importante era avere la consapevolezza che lui ci sarebbe stato.
Riccardo lì per me, sempre, comunque. Perché io ci sarei stata per lui, ora ne ero certa, ora ero pronta. Avevo imparato i passi e non avrei mai più smesso di ballare, di ballare con lui.
We are at the Martha's bother graduation party.
We are sitting at a table isolated , I would not be there , in the midst of the people , that makes noise , which is confusing. Close my eyes and imagine two hands drawing , I smile . Marco does not draw , Mark does not really love . He does it because he believes it is right to do so. He doesn't love me , he loves himself.
I found out floor plan , living with him every day , making love , loving him to death.
I look at him and feel something different. He sipped his drink , wears a sky-blue shirt and a sports jacket, has never been so beautiful and yet something is missing. I am looking in his eyes a little ' blue and can not find it , try in his words a little' sweetness and I can not find another that demands and expectations. He flirts with the waitress in front of my eyes and at that moment I hate it . I hate him because I continue to lie saying that it is different , that has changed and maybe I should just hate myself that clings to these falsehoods , which attaches itself to his touch , his soft kisses that enchant me know . Love ? Just a word followed by a giant question mark , but someone once had completed that question mark , making it a heart.
I ran a hand over his face , look at him and smile , "Sorry , I must go"
He looks at me quizzically , "Where would you go ? " He starts to kiss me.
I get up quickly , do not allow him to stop. "To have breakfast ," I turn and start to run , with the long dress that caresses the floor and then the emerald green grass . I get in the car and drive fast , in the dark night until the bar where Richard had brought me to breakfast. Seeing the smile shutter still up . It 's almost midnight. I apologize for the inconvenience , beg the bartender to give me two croissants. He told me that it is only one left . Me I do wrap and take it. The ingratiated and reassemble in the bush. I write something on the white paper bag of croissants and still driving very fast up to the house of Richard, knock on the door . I ring the bell , ribusso . Nothing . But I can not give up , I will not do it. I continue until I open it. I see him surprised and then smiled.
"What are you doing here ? " She asks me confused.
"I'm sorry . I messed up and I was wrong . I thought I had found the right person but no " I smile at him and offer him my croissant wrapped in the paper and we are both staring at the black writing .
" Love ? "
Richard laughs and gently approaching , I differs a strand of hair from her face and kisses my forehead, then with your fingers pretending to draw me a small heart on her cheek and placing his lips on mine and I feel that something has filled me has completed , just as a thin line and curved had completed the question mark . The vacuum that Mark had dug with so much effort had been filled .
And that night I would have believed in , no matter what ever would happen the next day it was important to be aware that he would be there .
Riccardo there for me, always , anyway. Because I 'd been there for him, now I was sure , I was now ready. I had learned the steps and I would never stopped dancing, dancing with him.

09 dicembre 2013

poetic monday ♡



"Mi appiccico ai suoi movimenti, alle sue labbra e a sui suoi occhi, eppure non vorrei, perché in questo modo divento fragile, vulnerabile e niente è in grado si proteggermi.
Io non vivo insieme agli altri, ma in mezzo agli altri.
Sopravvivo di sogni fatti con gli occhi e la bocca spalancati, perché così li posso guidare dove meglio credo; sopravvivo di dita incrociate e di "ti prego" sussurrati nella speranza di essere uditi.
Sopravvivo con un cuore che batte ad altre frequenze, che forse a volte si spezza per piccole delusioni, per cose che non farebbero davvero così male se non fossi come sono"

"I stuck it to his movements, his lips and on his eyes, but I would not, because then I become fragile, vulnerable and nothing can protect you.
I do not live with the others, but in the midst of others.
I survive of his dreams with eyes and mouth wide open, because I can drive them so where better I think, I survive fingers crossed and "please," whispered in the hope of being heard.
I survive with a heart that beats to other frequencies, which maybe sometimes breaks for small disappointments, things that would not really be so bad if I were not as they are "

08 dicembre 2013

Un giorno ancora

                                                        /Capitolo VIII/



Una sera sono a cena con Marta. Lei mi racconta di Alessandro, di come le cose procedano bene e una parte di me vorrebbe sapere di Marco vorrebbe conoscere ogni cosa, come se ne fossi ancora dipendete.
Stiamo fumando una sigaretta fuori dal locale, dopo aver pagato e una macchina nera ci passa davanti, accosta e abbassa i finestrini. E mi sembra di essere ritornata quella di prima, la ragazzina insicura, incapace di reagire, incapace di essere amata.
Marco è davanti a me, il suo viso che s’incolla ai miei occhi e non li lascia andare e le sue labbra che si muovono lente.
Alessandro è dalla parte del guidatore “Vi riporto a casa”
Marta accetta subito e mi ritrovo, nel sedile posteriore ad ascoltare vecchie canzoni che hanno avuto un significato, un valore, ma solo per me.
Qualcosa mi prende il cuore e vorrei fermare tutto, scendere dall’auto e scappare. Mi sento ancora quella di quell’estate, quella di quelle notti e una parte di me sente che è giusto, sente che quello è il momento giusto, che l’amore che si prova non viene cancellato dal tempo, da altri o da noi stessi, ma rimane lì, dove l’abbiamo lasciato, in quel punto, fermo come se solo ieri ci fossimo salutati. Ripenso per un momento a quelle sere d’estate e mi chiedo se anche lui lo stia facendo, se anche lui a volte rivolga la sua mente a quelle notti. Sorrido e sento le sue labbra che mi sfiorano il collo, poi il viso. Un brivido mi percorre la schiena e so di amarlo ancora, so di desiderarlo come non mai, so che l’amore non sempre è perfetto, che ha bisogno di momenti di riflessione, mai di compromessi. Capisco che quel nostro amore strano andrebbe vissuto fino infondo, adesso.
Marta dorme da me quella sera e Alessandro parcheggia davanti a casa mia. Scendiamo tutti e quattro e me lo trovo davanti.
E' un attimo e siamo ancora noi e ho paura e non vorrei che le ginocchia mi tremassero così.
 Vorrei fermarmi, vorrei smetterla di pensare a ciò che avremmo potuto essere. Vorrei amare Riccardo a tal punto da non provare più nulla per Marco, ma anche se non vorrei so che non è così.
Lui mi attira a se e io lo lascio fare. Sento il mio corpo rinvigorirsi e il mio cuore esplodere. So di stare per morire e eppure rimango aggrappata alla vita, rimango aggrappata a lui con tutte le mie forze.
Marta e Alessandro entrano in casa. I miei non ci sono e si sistemano nella loro camera da letto.
Io guardo Marco e sento che lo vogliamo entrambi, che lo desideriamo come non abbiamo mai fatto.
E allora prendimi, adesso subito, stanotte. Vorrei dirglielo, vorrei gridarglielo, perché io non ho la forza per agire.
Lui mi bacia e in un attimo ci troviamo nella mia stanza. Mi attira a se e mi spoglia e io faccio lo stesso con lui. Sento il mio corpo contro il suo e un brivido mi attraversa completamente. Succede in un attimo e ci troviamo a lottare contro un amore più grande di noi, che vuole sfinirci, che vuole farci male, vuole ucciderci. Sospiro e lo bacio. Siamo noi. Siamo insieme. Ci amiamo. Ci amiamo?
Si addormenta accanto a me, e io rimango a fissarlo in silenzio. E per un attimo penso a Riccardo e mi pento per ciò che ho appena fatto, ma in quel momento Marco mi prende la mano, e me la stringe nella sua e allora sorrido e forse si, ci amiamo per davvero.
Riccardo mi urla contro, mi dice di non farmi più vedere. Lo guardo e non so cosa dire. Mi spinge via, lontano da se, dalla sua vita, mi sbatte la porta in faccia. Ha ragione. Faccio le scale di corsa, con le lacrime agli occhi.
Marco mi aspetta in auto e mi chiede com’è andata.
Scoppio a piangere e lui cerca di consolarmi, mi accarezza i capelli e mette in moto.

One evening I have dinner with Marta. She tells me of Alexander, of how things proceed well, and part of me would like to know Mark would want to know everything,as if I was still dependent on him.
After paying, we are smoking a cigarette outside the restaurant and a black car passes in front of us ,approaches and lowers the windows. And I seem to be returned to what it was before , the girl insecure, unable to react , unable to be loved.
Mark is in front of me , his face that glues my eyes and do not let them go , and his lips that move the lens.
Alexander is the driver's side , " I bring you home "
Marta accepts immediately and I find myself in the back seat, listening to old songs that have a meaning, a value, but only for me.
Something takes my heart and I want to stop everything , get out and run. I still feel that that summer , one of those nights and a part of me feels that he is right , he feels that the time is right , that the love you feel is not erased by time, by others or by ourselves but remains there, where we left it at that point , still as if only yesterday we had said goodbye. Think back for a moment to those summer nights and I wonder if he 's doing , even if he sometimes turns its mind to those nights. I smile and I feel his lips touching his neck, then his face . A shiver runs through me back and I know I still love him , I know I want it more than ever , I know that love is not always perfect, who needs moments of reflection, never compromise. I understand that our love should be lived to instill strange now.
Marta sleeping by myself tonight and Alessandro park in front of my house. We go down all four and I find him before .
It 'sa moment and we are still us, and I'm afraid and I would not want my knees trembled so .
 I would stop , I would stop thinking of what we could be . I would love to Richard so do not try anything for Mark, but even if you do not want to know that is not so .
He draws me in and if I let him do it. I feel my body rejuvenate and my heart explode. I know I'm going to die and yet remain clinging to life , I am clinging to him with all my strength .
Martha and Alexander enter the house . My are not there and they settle into their bedroom.
I look at Marco and I feel that we both want , we want it like we never did.
So take me , right now , tonight . I would like to tell you , I would like to shout , because I do not have the strength to act .
He kisses me and in a moment we find ourselves in my room. I'm attracted to and if undresses me and I do the same with him. I feel my body against his and a shiver through me completely. It happens in an instant and we are fighting against a greater love of us , who wants to sfinirci , who wants to hurt us , he wants to kill us. Sigh and kiss him . We are. We are together . We love each other . We love each other ?
He falls asleep next to me , and I'm left staring at him in silence. And for a moment I think Richard and I am sorry for what I just did, but in that moment, Mark takes my hand and squeezes me in her and then I smile and maybe you , we love each other for real.
Richard yells at me , tells me not to see me again . I look at him and I do not know what to say. He pushes me away, away from you , from her life , I slam the door in his face . He's right. I do the stairs , with tears in his eyes.
Mark is waiting for me in the car and asked me how it went.
I burst out crying and he tries to console me, caresses my hair and sets in motion .



































04 dicembre 2013

Ugly girl's club


Ci sono diversi tipi di ragazze, e nelle mia mente esistono due categorie principali con le rispettive sottocategorie e premetto che non mi piace etichettare le persone, ma ognuna di noi fin da bambina si è identificata in qualche piccolo o grande idolo, in qualche famosa o presunta donna di potere e da questo possiamo capire (o forse non lo abbiamo ancora fatto) la nostra vera indole.
A sei anni io ero Simba de Re Leone, a otto Ariel de La Sirenetta, a dieci combattevo al fianco di  Mulan; sempre esempi un po' ribelli che non accettavano la loro posizione imposta da qualcuno e mai decisa da loro stessi e forse questi personaggi un po' polemici hanno fatto sorgere in me questa predisposizione alla battuta pronta, alla voglia di fuggire, senza temere la solitudine o i cambiamenti troppo improvvisi; ma hanno anche creato  una sorta di spirito un po' troppo da maschiaccio in un corpo da ragazzina.
Si perché io non sono quel tipo di ragazza che passa ora davanti allo specchio, o che si diverte guardando programmi su trucchi e smalti, mi commuovo davanti a film romantici e quando leggo un libro le storie mi entrano dentro, nella pelle, nelle ossa, ma il rosa non è decisamente il mio colore preferito e gli occhi non mi luccicano particolarmente davanti ad un rossetto nuovo, forse giusto giusto davanti ad una borsa!
Io non sono una di quelle ragazze con i capelli perfettamente dritti e il fiuto per i cibi troppo calorici, non sono mai stata la bella della festa, ma l'amica dei ragazzi carini o meno, quella su cui poter contare, senza troppe smancerie o abbracci imbarazzanti.
Non sono alta un metro e settanta, non ho sedere sodo e pancia piatta, anzi sono piuttosto goffa, quando mi muovo faccio sempre cadere qualcosa o inciampo in chissà quale oggetto messo lì per cercare di mettermi in imbarazzo.
Quindi secondo il mio modesto parere esistono due tipi di ragazze, quelle che luccicano di brillantini e gioielli, con gloss alle labbra e una spiccata propensione allo shopping, e poi esistono le Ugly Girl, quelle un po' sfigate, che per essere brave in qualcosa vanno bene a scuole, che hanno un po' i capelli crespi, portano degli occhiali enormi che nascondo la timidezza, quelle che hanno avuto forse mezzo ragazzo nella loro vita e gli hanno voluto un bene immenso e non riusciranno mai a levarselo dalla testa.
Io, per quanto detesti classificare le persone, ho sempre fatto parte della seconda categoria. Sempre.

03 dicembre 2013

Hope and her story





"E' vero lo ammetto, esistono amori perfetti. Quelli in cui non servono sforzi. Dove niente è difficile o complicato. Ma la maggior parte dei rapporti non é così. Quelli non sono i migliori. Noi non eravamo così e ci siamo amati lo stesso. Almeno spero"Sorrise Hope fissando il viso sottile di Tom, per certi versi era come trovarsi davanti a Peter, poterlo avere ancora
"Lui era il mio opposto. Ed e' questa l'unica verità. Però solo ora mi rendo conto di quanto per me fosse giusto. Non perchè lo fosse obiettivamente, ma perchè stranamente niente in lui mi lasciava mai delusa. Certo era una battaglia continua, era come immergersi nel mare, mentre la tempesta imperversa, le onde ti trascinano lontano dalla riva. Non hai il controllo di te stessa, non capisci più ciò che è giusto o ciò che non lo è. E' come essere ad un passo dalla morte, eppure senti che c'è ancora qualcosa che ti tiene legata alla vita, legata a lui. C'è qualcosa che ti permette di respirare e provi un dolore lacerante nel petto, ma forse è proprio quel male del corpo e dell'anima a mantenerti in vita, a darti il respiro. Provavo a riemergere, per cercare di prendere aria, anche solo per un momento, ma non ci riuscivo. Lui mi riportava giù, e sarebbe una balla se ora ti dicessi che io mi opponevo a quel gesto, lo lasciavo fare, perchè era il nostro contatto, il nostro momento d'incontro" Hope si passò una mano tra i capelli bagnati e poi per un momento incrociò lo sguardo di Tom, era esausto, così simile a quello del fratello, anche se nel suo c'era qualcosa di più gentile, quasi compassionevole.
"Ero una bambola nelle sue mani, e stupidamente credevo che fosse questo il modo per dimostrargli il mio amore, non oppormi al suo volere. Credevo che così alla fine lo avrebbe capito. Ma la verità è che ero fragile. Bastava una folata di vento per distruggermi, per far volare via tutto di me. E Peter non esitava minimamente. Lui mi sfiorava appena e mi lacerava dentro. Forse non se ne rendeva neppure conto, ma mi feriva e più lo faceva più diventavo dipendente da lui, più me ne innamoravo"
Tom l'abbracciò teneramente, mentre qualcosa gli riscaldava il cuore. Poi la fissò per un istante e si accorse di sorridere. Hope era così bella che quasi si stupì quando si rese conto che non invidiava il fratello per averla avuta, ma più di tutto avrebbe voluto vederla felice, sollevata, sorridente.
"A volte capitava che stavamo ore sotto la pioggia. C'erano momenti in cui credevo che sarei morta affogata da tutta quell'acqua o sciolta. Ma per la maggior parte mi sentivo rinascere completamente, come se fosse la mia fonte rigenerante, mentre lui mi esauriva completamente. Eppure ne ero perdutamente innamorata. Ero affascinata da lui. E credo che una parte di me lo sarà sempre"
Sorrise lentamente, mentre qualcosa in lei moriva, mentre una parte della sua anima svaniva completamente.